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Coltivare nello spazio

Intervista a Franco Malerba

Franco Malerba, primo astronauta italiano della storia, ingegnere dalla carriera incredibilmente variegata e ricca di onorificenze, oltre ad essere già manager di Thales Alenia Space, oggi è anche alla guida di una delle start up più rivoluzionarie d’Italia: Space V. Space V opera in un campo interdisciplinare in cui biologia e robotica collaborano per creare soluzioni innovative. Il suo obiettivo è quello di progettare e sviluppare attrezzature adatte per la coltivazione di piante nello spazio, aprendo nuove prospettive per la ricerca agronomica:l’innovazione sta nel meccanismo adattivo,  che, appunto, adatta il volume disponibile per ogni pianta al suo livello di crescita.

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Così facendo si riesce ad utilizzare completamente il volume a disposizione perché non ci sono mai volumi inutilizzati come nelle serre a ripiani fissi; programmando opportunamente semina, raccolti e scelta delle piante, si riesce dunque a ridurre il consumo energetico ed idrico allo stretto necessario. L’approccio rivoluzionario di Space V le ha garantito di essere selezionata ed ospitata presso il l’ESA Bic (Business incubation center), aperto dall’European Space Agency all’interno nell’Incubatore I3P del Politecnico di Torino.

 

Come è passato da fare l'astronauta, viaggiando tra le stelle, a creare un progetto così innovativo? Quale è stata l’idea di partenza, come vi siete mossi in questo mondo in continua evoluzione, quali sono state le difficoltà che avete affrontato?

 

Io ho volato con lo space shuttle Atlantis nel 1992: negli scorsi anni, quindi, ho necessariamente dedicato il mio tempo ad altro; non sono stato solamente a raccontare la bella storia del mio viaggio spaziale (anche se ogni tanto mi piace fare la rievocazione della vicenda spaziale raccontandola quasi fosse attuale), considerando anche che oggi, chiaramente, ci sono altri che ‘volano’ e hanno altrettante belle storie da condividere. Dunque, nel frattempo ho fatto anche altre cose: sono stato deputato al Parlamento (dove mi sono occupato dell’avvio del programma Galileo); sono stato rappresentante del governo italiano presso alcune organizzazioni internazionali come l’ESA; arrivando alla soglia della pensione, ho cominciato a domandarmi cosa fare e, tra le tante cose, ho messo in piedi uno spettacolo teatrale intitolato ‘’Viaggio nello spazio’’, dove si racconta, in modo culturalmente più largo, l’avventura dello spazio (facendo riferimento anche al coinvolgimento delle persone che ci sono vicine in questa grande avventura, la quale non implica soltanto coloro che si trovano a tu per tu con le macchine e con ipulsanti, ma anche coloro che rimangono a terra; sono anche giornalista, riconosciuto dall’ordine, e mi piace sfruttare questo patentino quando si tratta di partecipare ad un evento dove la stampa è ammessa volentieri.

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Riguardo questa nuova avventura, invece, che è SpaceV.. beh, in effetti mancava nel mio curriculum la voce "imprenditore".Grazie ad amici e colleghi ho captato informazioni riguardo questa nuova serra adattiva che è stata inizialmente pensata per la Terra;  mentre sulla terra quest'ultima rappresenta una complessità,anche in termini di costi, ingiustificata, poiché qui di spazio ce n’è a sufficienza, viceversa nell'avventura dell'esplorazione del cosmo e dei pianeti, lo spazio, l’energia e le risorse disponibili sono notevolmente limitate e, quindi, il fatto di sfruttare al meglio il volume disponibile per una cultura di piante diventa premiante. Ma allora perché coltivare piante nello spazio? 

Innanzitutto per una curiosità scientifica, anche se qui ormai stiamo parlando di una vera e propria economia dello spazio, in quanto vi è un notevole gruppo di investitori che pensano di poter trarre un ritorno economico e commerciale dalle attività nello spazio. Per questo motivo, per esempio, l’esplorazione della Luna è entrata a far parte del pensiero collettivo coinvolgendo anche alcune politiche come quella Americana, che vuole continuare a rimanere protagonista dell’avventura spaziale (che in un certo senso è un pilastro della loro storia), in quanto ancora ad oggi ne possiedono la leadership, trainando a sé tutte le altre agenzie spaziali del mondo (come quella europea, giapponese e cinese). Quindi, una delle ragioni che ha sicuramente un certo ardimento, è proprio il fiorire di questa nuova space economy, poiché coinvolge quella parte dell’economia spaziale che va sotto il nome di upstream, estremamente stimolante da un punto di vista intellettuale, perché ci fa sognare e viaggiare lontano con i nostri pensieri., Proprio per questo piace a chi, come me, nello spazio ci è stato.

Abbiamo dunque messo in piedi questa startup, abbiamo sondato il terreno con alcune grandi aziende che erano già nel settore (come per esempio Thales), e abbiamo capito che è un’idea che può essere vincente; così, ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo trovato anche alcuni investitori (tra cui Galaxia), e siamo stati accolti in uno degli incubatori dell’ESA a Torino, dove siamo cresciuti nel corso di due anni e dove staremo ancora, almeno per il prossimo anno. Nel frattempo, abbiamo anche sviluppato questo prototipo terrestre che già ha le fattezze di un carico utile dell’ISS, poichè il prossimo passo è quello di sviluppare un modello di volo della serra.

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Ma se un'idea è buona non può essere l’idea di un singolo, altrimenti saremmo dei sognatori: e in effetti ci sono già state delle attività simili, sia negli Stati Uniti che in Europa. Questo progetto potrebbe ben sposarsi con il tema del cibo in generale (e l’Italia, in merito, reclama una certa esperienza): infatti, gli astronauti del futuro dovranno essere sempre più autonomi rispetto ai rifornimenti da terra, e la loro alimentazione dovrà essere essenzialmente basata sul vegetale, portandoli quindi a diventare vegetariani e agricoltori..come era l’homo sapiens all’inizio della sua evoluzione. 

 

Avrebbe mai pensato, all'alba del suo primo viaggio nello spazio, che nell’arco di soli trent'anni l'uomo sarebbe stato in grado di progredire così velocemente in questo ambito? Allo stesso tempo ritiene quindi che progredendo a questo passo, anche grazie all'utilizzo di serre adattive, la possibilità di colonizzare pianeti come la Luna e Marte non sia poi così remota?

 

Nell’ultimo periodo siamo stati abbastanza fortunati e tranquilli da un punto di vista finanziario ed economico poiché non abbiamo avuto sbalzi o traumi eccessivi: questo è estremamente positivo, poiché tutti questi investimenti sono inevitabilmente correlati al progredire della scienza. In fondo, anche il rinascimento è avvenuto perché vi erano moltissimi mezzi economici disponibili, a partire dal fenomeno del mercantilismo mediceo. Quindi, lo stato dell’economia è inevitabilmente rilevante poiché queste scoperte innovative devono essere finanziate per avere respiro. La vera domanda, secondo me, più che tecnologica è sociologica e antropologica, e cioè: continueremo ad avere fiducia nel nostro sistema di valori e nel progresso inteso come miglioramento continuo? Da un punto di vista tecnologico, invece, assolutamente sì, secondo me  saremo capacissimi, anche se nel caso di Marte, che si trova ad una distanza per noi spaventosa, entrano in gioco non tanto dei limiti tecnologici quanto più fisici, poiché noi siamo molto ‘disegnati’ per la Terra e per questo ci è difficile adattarci a situazioni che il nostro corpo considera ‘’difficili’’.
 

Infine, che consiglio si sente di dare ai giovani italiani che adesso vogliono provare ad intraprendere una carriera nel mondo dell'aerospazio?

 

E’ un bellissimo progetto quello di sognare di diventare astronauti perché sprona ad intraprendere un curriculum scolastico impegnativo nel quale naturalmente vige la componente matematica, che è sempre quella un po’ più ostica. Però, proprio come disse Galileo, ‘’la natura è un libro scritto in caratteri matematici”: l’abilità matematica diventa quindi un qualcosa che contraddistingue l’essere umano da tutte le altre forme di vita, in quanto è una vera e propria conquista del pensiero. Allo stesso tempo è molto difficile riuscire ad intraprendere questa carriera, quindi è molto importante investire su un piano B, di riserva, nel caso in cui il progetto non andasse in porto, anche perchè non è nemmeno sempre una questione di assoluta bravura, ma vi è anche un tema di fortuna che ha un impatto notevole. Quindi…bon courage!

-ottobre 2024-

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